Remo Valitutto


Salve a tutti carissimi amici lettori. Come state? Io insomma, ma purtroppo il proprio stato del cuore non può essere modificato. Le incomprensioni e i problemi ci sono in ogni tempo e luogo purtroppo. Ma spesso e volentieri mi domando come sia possibile che qualcuno per essere ascoltato debba sempre alzare il tono della voce. Altrimenti il muro. Il vuoto. Scusate questo piccolo sfogo personale e veniamo a noi. Oggi sono qua per presentarvi un nuovo autore: si tratta di Remo Valitutto. Lo ringrazio sin da principio e per voi spero di regalarvi un po' di tranquillità. Non mi resta che augurarvi quindi… Buona lettura!
BIOGRAFIA: Remo Valitutto fa il suo esordio letterario con la raccolta di poesie Frammenti d’inferno, che è finalista al Premio Internazionale di poesia Alfonso Gatto e al Premio nazionale di poesia Leandro Polverini, edizioni 2011. Il mio mondo è la sua seconda silloge. L’opera vince il Premio Letterario Nuove Lettere 2013 e riceve il Premio Speciale città di Bellizzi 2014. Il mio mondo si aggiudica anche il marchio micro-editoria di qualità nel novembre 2014. È scrittore di novelle piccanti per Eros cultura dal 2015, Sessione di nudo e Il mio migliore amico vol. I, vol.II e III. Cura una
rubrica di interviste per Pj magazine e collabora per Blasting news Italia. Follia 2.0
(Sacco Arduino editore) è il suo primo romanzo in formato cartaceo. Ha preso parte
come figurazione speciale al colossal Wonder Woman, di Patty Jenkins, uscito in tut-
to il mondo il 3 giugno 2017.

Adesso… via con le domande e le curiosità.
CHIARA: Da quanto tempo scrivi?

REMO: Scrivo da quando avevo 19 anni. Come ogni folle passione, quella della scrittura è nata all'improvviso in un momento molto difficile della mia vita. Mi sono svegliato una notte e ho iniziato a scrivere poesie. Tutti quei versi sono confluiti nella mia prima raccolta, Frammenti di inferno. È stato un atto liberatorio. Sono rinato e da questa rinascita emotiva, sono nati i versi della mia seconda silloge poetica, Il mio mondo. Un inno alla vita e alla spensieratezza.

CHIARA: Perché hai deciso di scrivere un romanzo erotico e non un altro genere?

REMO: Non ho deciso di scrivere un romanzo erotico. Non è stata una scelta premeditata o ragionata. Ero in metro a Roma, a qualche fermata dalla stazione Tiburtina, quando sono stato rapito da un'immagine per me inedita. Avevo 20/21 anni. C'era un giovane militare che parlava in maniera fitta con una signora di almeno 20/25 anni più grande. All'inizio, credevo fossero madre e figlio. Poi, a certo punto, la donna ha compiuto un gesto davvero imprevisto. Ha dato un bacio sul gomito al ragazzo. Mi sbagliavo. In quel bacio ho letto tanto coraggio e tanta voglia di giovinezza. È un'immagine che ho fermato nella mente. Poi, sono successi altri episodi che mi hanno indotto a scrivere questa storia. La viziatrice racconta questo bisogno costante di giovinezza che hanno alcune donne. Un'urgenza emotiva che volevo raccontare senza  esprimere giudizi di alcuna natura.

CHIARA: Volevi pubblicare un libro?

REMO: Una volta che ho terminato di scriverlo. Ho iniziato a spedirlo in maniera selvaggia a tutti gli editori (piccoli, grandi, medi). Non mi hanno risposto in maniera diretta. Sono stato contattato da due agenzie letterarie, ma alla fine non abbiamo trovato un accordo. Così l'ho riposto nel cassetto. A intermittenza regolare, però, lo estraevo e ci lavoravo. Dopo varie riscritture, ho ripreso a inviarlo, questa volta non a tutte le case editrici, ma solo a quelle delle quali sono un accanito lettore. Mi hanno risposto solo per posta ordinaria Adelphi, Sellerio e Libromania via mail. "No grazie" per sintetizzare. L'ho proposto al mio editore, Eroscultura, qualche tempo, e anche Daniele Aiolfi mi ha detto no. Troppo difficile far digerire al lettore lo stile. Perché lo stile de "La viziatrice" è davvero particolare. Tutti i personaggi parlano, esprimono il loro punto di vista. Volevo creare la sensazione di un vortice linguistico ed emotivo. Ero davvero arrabbiato dopo il no di Daniele. Volevo mandare tutti affanc****. Non l'ho fatto. Ho ripreso il romanzo, l'ho riletto. Finalmente ho capito cosa non funzionasse. Le voci erano tutte uguali. Così, ho fatto una cosa molto semplice. Sono andato alla sezione civile del tribunale di Salerno, e ho ascoltato delle udienze. Mi sono reso conto che gli avvocati tendono a utilizzare molti avverbi di modo. Questo è stato il nuovo punto di partenza, in questa nuova fase di riscrittura. Attribuire a ogni voce una coerenza semantica.Uno studente universitario non parla certo come il ragazzo del mercato. Dopo un anno, l'ho riproposto al mio editore e  mi ha risposto "yesss", entusiasta.

CHIARA:Quanto ti influenza il giudizio altrui sulle tue opere?

REMO: Quando scrivo non tengo affatto conto del giudizio degli altri. Cerco di essere fedele alla storia che voglio raccontare.

CHIARA: Un augurio per gli aspiranti scrittori

REMO: Per tutti gli aspiranti scrittori, l'augurio più onesto è quello di avere pazienza. Se avete un'idea forte o magari l'urgenza di raccontare una storia, prendetevi tutto il tempo necessario per scriverla. E prima di inviarla a qualche editore, fatela leggera a qualcuno che di lettura se ne intende per avere un giudizio privo di implicazioni affettive. 
Ma soprattutto dovete crederci davvero nella storia che state raccontando. È l'unico modo per far sì che ciò avvenga, è raccontare qualcosa di profondamente autentico, fregandosene del giudizio degli altri.

CHIARA: Come mai proprio viziatrice come titolo?

REMO:  Il titolo è nato in maniera spontanea. Non trovavo un termine per collocare semanticamente la signora che stava con il giovane militare. Termini come milf, ninfomane, mi sembrano offensivi, intrisi di becero maschilismo. Così, ho iniziato a considerare tutte quelle signore che hanno un debole per i ragazzi più giovani come delle "viziatrici". Viziatrice è sensuale. Positivo. Non esprime un'accezione negativa. Trovo ridicolo giudicare negativamente le donne che vivono la propria sessualità in maniera più sfrontata. Siamo nel 2020.

CHIARA: Come ti è venuta in mente l'idea di una moglie che tradisce?

REMO: In un mondo tenacemente maschilista, mi piaceva l'idea di raccontare la storia di una donna che tradisce ripetutamente il marito senza provare sensi di colpa. Per certi versi, mi è parso addirittura rivoluzionario. Anche le donne quando tradiscono si divertono.

CHIARA: Se tu dovessi essere un personaggio del tuo libro... chi sceglieresti? Perché?

REMO: Ho ripreso a studiare recitazione dopo molti anni. E mi è capitato di lavorare in film e serie TV come figurazione, figurazione speciale... Da futuro attore (spero), Giacomo è il personaggio più sorprendente perché imprevedibile. Apparentemente perfetto, ma con un lato oscuro... che vi spiazzerà.
Anche se non condivido per niente il suo modo di vivere (non di essere, preciso). Non amo l'ipocrisia. Anche se è, purtroppo, una costante ineludibile nella vita, tra le persone che incontriamo, finanche tra le persone che amiamo.


CHIARA: Il padre e il figlio condividono un segreto: come mai tenere all'oscuro Barbara?

REMO: Oltre a essere un viaggio nell'eros, La viziatrice rappresenta uno spaccato delle famiglia contemporanea in cui sono ribaltati i ruoli dei genitori. Giacomo è un padre molto più complice dei figli rispetto a Barbara. I padri di oggi non rappresentano più la parte autorevole. Infatti, sempre più spesso sono le madri a dare regole ai propri figli.


CHIARA: Ci saranno altre opere prossimamente?

REMO: Sto lavorando a due differenti progetti editoriali. Schegge è una raccolta di racconti a tematica sociale. La dicotomia su cui si basa ogni racconto è quella di vittima/carnefice. Però, questa volta i ruoli saranno ribaltati (non posso aggiungere altro). Sto lavorando anche al mio nuovo romanzo. Thriller, se devo indicare un genere. Ma è un viaggio nell'intima essenza del male. E mi piacerebbe portare in giro "La viziatrice". È un libro che voglio portare a un pubblico sempre più ampio. Magari, mi piacerebbe proporlo a qualche produttore cinematografico. È una storia di libertà. Consapevolezza. Indipendenza. Ma soprattutto, una storia che porta in sè un messaggio importante. Mai discriminare una donna per le sue scelte sessuali, anche se sono audaci.

Ed eccoci qua, giunti al termine di questa chiaccherata. Ringrazio ancora l’autore per avermi permesso di fare quattro chiacchere con lui e per avermi dedicato del tempo prezioso.

Alla prossima avventura.




Kicca.


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