Martina Restifo

Hello carissimi amici lettori come state? Io abbastanza bene dai non c'è male. Questa estate è una delle estati veramente più calde a cui abbia mai assistito. Sto ragionando su ciò che vorrei fare per il mio compleanno, ma credo proprio che non farò nulla di che. Voi avete toccato il mare? Io l'ho visto e basta ma non mi ci sono ancora mai recata a tutti gli effetti. Oggi sono quà dopo tempo per presentarvi una nuova autrice: oggi tocca a Martina Restifo, che ringrazio già da ora. 

 Buona lettura a tutti 

 BIOGRAFIA: Martina Restifo nasce a Roma il 27 Marzo 1994. Si diploma al liceo classico per poi conseguire la laurea triennale in Scienze dell’Educazione. È laureata magistrale con lode in Scienze Pedagogiche. Post-laurea si è specializzata in Risorse Umane, ambito nel quale attualmente lavora. Coltiva una profonda passione per la lettura, la meditazione, le lunghe passeggiate in natura e uno stile di vita sano. Ad Aprile 2019 risulta prima classificata alla VII edizione del Premio Letterario Nazionale Teatro Aurelio con la poesia “Imprevedibili Addii”. Riceve menzioni speciali a vari concorsi letterari sul territorio. A settembre 2019 pubblica la sua prima silloge di poesie “Ideale dell’Io. Pensieri su carta” con Monetti Editore. È di Maggio 2022 la sua seconda raccolta di poesie dal titolo “Anacronismo” edita da Brè Edizioni. 

 E adesso via con le domande!

 CHIARA: Come è nata questa raccolta poetica? 

 MARTINA: Questa silloge nasce da un bisogno comunicativo, dall’esigenza di esprimere la mia interiorità con l’obiettivo di conoscerla più a fondo e darle una forma comprensibile, dal desiderio di tenere traccia delle esperienze vissute e delle emozioni esperite. Ogni atto poetico, infondo, è un atto di conoscenza, di introspezione, di consapevolezza: attraverso la scrittura si tenta di attribuire un significato alla realtà circostante, lenendo gli aspetti più ostici ed esaltando quelli più gradevoli. Questa operazione non avrebbe valore, tuttavia, se non fosse finalizzata a uno scopo più alto: la condivisione. Aprirsi richiede coraggio, ancora di più il disvelare le proprie vulnerabilità a potenziali lettori ma si assume un simile rischio con la speranza di aiutarli a riconoscere la propria storia attraverso la storia degli altri e, per questo, sentirsi meno soli, consapevoli dell’unicità di ogni condizione esistenziale. 

 CHIARA: Leggi spesso? 

 MARTINA: Proprio in questo momento sto terminando la lettura di un volume dedicato alla filosofia giapponese per natura votata allo sviluppo dell’autostima personale, al controllo sapiente delle emozioni e al raggiungimento di una condizione di autorealizzazione attraverso un costante lavoro su sé stessi. Sul fronte poetico, invece, cito solo alcune delle personalità che più ammiro: Alda Merini, Sylvia Plath, Patrizia Cavalli e i contemporanei Franco Arminio, Chandra Livia Candiani, Michele Mari. Se potessi viaggiare indietro nel tempo, poi, tra gli autori più illustri del Novecento incontrerei senz’altro Pirandello: non a caso il mio libro del cuore è “Uno, nessuno e centomila”. 

 CHIARA: Quali sono i generi migliori per rilassarsi? 

 MARTINA: Si tratta di una questione soggettiva: c’è chi trova ristoro leggendo Baudelaire, chi nei gialli e chi leggendo Frankestein di Mary Shelley. Mi verrebbe da dire che l’importante in questi casi è ritagliare del tempo personale da dedicare alla lettura, un tempo di cura, di qualità. Che siano anche solo cinque minuti al giorno, mi piacerebbe fosse un’attività da coltivare e trasformare in abitudine. È ormai risaputo che la lettura apre la mente, sviluppa la creatività, migliora la concentrazione, rafforza la capacità di pensiero e riduce lo stress: tutti benefici a cui è doveroso non rinunciare soprattutto in un contesto sociale come quello attuale.

 CHIARA: Qual'é stata la poesia che hai avuto maggior difficoltà a scrivere? Perché? 

 MARTINA: Non ho mai avuto grandi difficoltà ad esprimere ciò che provassi: le fragilità non rappresentano un tabù di cui vergognarsi. Paradossalmente trovo molto più complicato comunicare i miei “momenti felici”. A mio parere la difficoltà nello scrivere una raccolta poetica risiede nella costanza: la poesia è anche e soprattutto illuminazione, ispirazione. Ci sono stati giorni in cui non riuscivo a staccare la penna dal foglio e mesi che non riuscivo a tradurre i sentimenti in parole. Quella è una delle situazioni più critiche da gestire: fare i conti con il vuoto, con il silenzio. Ma se si è in grado di accogliere questa difficoltà, si finisce per interpretare la pausa come generativa: la sedimentazione è un processo fondamentale per raccogliere i frutti del proprio lavoro. 

 CHIARA: Com'è stato pubblicare con la Brè Edizioni? 

 MARTINA: Ricordo come fosse ieri la telefonata con Daniele Aiolfi, responsabile editoriale di Brè. Si scusò per essere caduto nel cliché che considera inusuale l’amore per un genere letterario vetusto, come quello poetico, da parte di una giovane ragazza appariscente. La redazione mi ha lasciato carta bianca sia dal punto di vista grafico che pubblicitario, assecondando le mie richieste e soddisfacendo le mie curiosità sul complesso settore editoriale. Sapere che esistono piccole realtà che investono gratuitamente su autori emergenti è rassicurante ma apre allo stesso tempo a un intricato dibattito sulle difficoltà riscontrate da chi tenta di farsi spazio in questo ambito e fare della propria passione una professione. 

CHIARA: In questo momento qual'è stata la poesia che senti maggiormente tua? 

 MARTINA: “ Buoni propositi” 

 Cerco un contatto diretto con il mio essere che non passi attraverso l’opinione altrui: se non posso essere amata che almeno sappia essere luce per me stessa.

 Credo rispecchi a pieno l’impegnativo e intenso percorso di crescita che sto attraversando: per anni ho vissuto nel timore dei giudizi altrui mettendo a tacere i miei desideri e le mie aspirazioni che acquisivano valore solo se convalidati da terzi. Ad oggi sto cercando di ascoltare di più Martina, di assecondare le mie scelte anche a costo di sbagliare ma con la consapevolezza che si tratta di una mia responsabilità. Entrare in contatto con le diversificate sfaccettature della propria personalità è un lavoro affascinante ma anche pericoloso. Quanti di noi sono davvero disposti ad accogliere i lati più ambigui, le incertezze, le incognite presenti e future? Ma se l’obiettivo primario è quello di portare alla luce le risorse interne – di cui tutti indistintamente disponiamo – e favorirne il pieno dispiegamento, il cammino non potrà che essere stimolante.

 CHIARA: Secondo te è facile confondere le illusioni con la realtà?

 MARTINA: Noi vediamo quello che scegliamo di vedere: non esiste verità più disarmante di questa. Secondo il principio costruzionista la realtà non è che un prodotto soggettivo. Ma c’è un risvolto in tutto questo: se è dalla personale visione del mondo che deriva l’impatto emotivo degli stimoli ricevuti, allora tanto vale esercitare un pensiero e dunque un linguaggio positivo nell’interpretazione e risposta agli stimoli stessi. Possiamo intenzionalmente scegliere di operare una ricostruzione selettiva degli eventi e allenare la mente a visioni ispirative e migliorative. Parlo di allenamento proprio perché non è semplice scardinare gli automatismi che ci portiamo dietro fin dalla nascita. Io stessa in Plein Air scrivo: Mi accusano di essere nubìvaga ma non sanno che pur di non confondermi tra la folla galvanizzata da caduche realtà preferisco planare su infrangibili specchi di chimere. 

 CHIARA: Come si potrebbe avere più tempo per se stessi?

 MARTINA: Il filosofo Nietzsche sosteneva che “chi ha un perché abbastanza forte può superare qualsiasi come”. Questo aforisma – che pecca probabilmente di un eccesso di ottimismo o non si cura sufficientemente delle infinite variabili che possono caratterizzare una determinata situazione - può essere applicato a qualsiasi ambito della vita e acquista maggior valore se riferito al tempo da dedicare a se stessi. Mi rendo conto che sto per dire una banalità ma per avere più tempo per sé è anzitutto necessario volerlo. E questo passaggio non è così scontato: molti di noi pensano semplicemente di non meritarselo. Sono coloro che si spendono generosamente per gli altri, i cosiddetti eccessivamente altruisti. Il tempo speso per gli altri viene considerato al pari del tempo speso per sé. Alla base di questa logica – seppur ammirevole – può tuttavia celarsi una mancanza di amor proprio: è invece necessario appropriarsi di momenti da dedicare esclusivamente a sé, alla cura del proprio corpo, alle proprie passioni, a ciò che mobilita le energie positive, senza per questo sentirsi egoisti. Anzi, prendersi cura della propria solitudine è tra le vie più nobili per entrare efficacemente in relazione con l’Altro. 

 CHIARA: Qual'è un messaggio che è racchiuso tra le righe della tua poesia che ritieni fondamentale trasmettere? 

 MARTINA: Non sentitevi sbagliati, non sentitevi diversi. Non abbiate timore a mostrare le vostre fragilità. Viviamo in una società che spinge – se non costringe - a inseguire il mito della perfezione guardandosi bene dal dire che si tratta di un obiettivo irrealizzabile e che, anzi, su tale impossibilità costruisce e plasma i desideri individuali. Va bene prendersi del tempo, va bene non avere le idee chiare sul futuro, va bene persino faticare a trovare la propria dimensione. L’importante è non perdere la curiosità, la stessa che porta a mettersi in discussione, a indagare dentro se stessi, a porsi interrogativi e non smettere di cercare delle risposte, quantunque riconoscendo che a volte è necessario che la vita semplicemente accada.

 CHIARA: Ci saranno altre pubblicazioni prima o poi?

 MARTINA: “Non c’è due senza tre”. Sì, sono già alle prese con la scrittura di un’ulteriore raccolta poetica che spero restituisca almeno in parte l’immagine di questo tortuoso percorso di sviluppo personale. Mi auguro che il prodotto finale sia più maturo di quelli precedenti tanto a livello stilistico quanto identitario. 

 Ed eccoci giunti al termine di questa chiacchierata. Ringrazio davvero di cuore l’autrice per il tempo che ha deciso di dedicarmi. Spero di avervi fatto scoprire una nuova autrice e che le darete la possibilità di stupirvi, come mi sono stupita io. 




Alla prossima.







 Kicca

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