Martina Petrini

Hello carissimi amici lettori. Come state? Era da parecchio tempo che non intervistavo un autore. Mi sto dedicando alle letture, alla stesura di recensioni e vorrei cominciare anche qualche altro piccolo progetto. Il problema fondamentale però e la mancanza di tempo. Le giornate passano davvero molto velocemente e tutto va freneticamente. Servirebbe un singolo istante nel quale ritirarsi e riprendere fiato. Con questa autrice ho chiacchierato davvero volentieri e spero davvero di mantenere il rapporto vivo. Vi presento Martina Petrini. 

Buona lettura a tutti.

 BIOGRAFIA: Nata a Pescara nel 1998, studio storia dell'arte all'Università G. D'Annunzio di Chieti. Amo esprimere me stessa attraverso l'Arte, soprattutto con la poesia, la danza e la pittura. Il mio libro di esordio s'intitola "Ma tu non dormivi e non mangiavi grassi saturi", si tratta di una raccolta di poesie edita con GPM Edizioni.
 E ora… via con le domande! 

CHIARA: Da quanto tempo scrivi?

 MARTINA: La scrittura l’ho scoperta e successivamente riscoperta. Ho cominciato a scrivere poesie da bambina alle elementari, incoraggiata dalla mia famiglia in cui ci sono anche altri artisti. Avevo le idee chiare: dicevo a tutti di voler diventare poetessa da grande. I primi racconti un po’ più lunghi risalgono al periodo delle medie, li pensavo come romanzi ma non avevo la costanza di portarli a termine. Nei cinque anni del liceo, come purtroppo accade alla maggior parte di noi, subivo pressioni per rendere il massimo alle verifiche e poi all’esame di stato; perciò, ho abbandonato la scrittura (e ho dimenticato sogno di diventare poetessa) per studiare a tempo pieno. In quel periodo ho accusato il colpo perché per me la libertà di espressione è fondamentale; quindi, trovarmi nella situazione di non poter esprimere me stessa con la scrittura ha solo peggiorato il mio stress. All’università è cambiato tutto: potendo gestire in modo autonomo il carico di studio, ho molto più tempo libero e ho riscoperto quelle che erano le mie passioni, tra cui la scrittura. 

 CHIARA: Come mai dedicarsi a scrivere poesie rispetto a scrivere altri generi? 

 MARTINA: Non scrivo solamente poesie, mi occupo anche di racconti storici o introspettivi, con attenzione al lato psicologico e a volte un po’spicy. Preferisco descrivere ciò che c’è all’interno dei personaggi piuttosto che quello che si trova al di fuori. Tuttavia, il genere della poesia è quello che sento più mio. Mi permette di scrivere ciò che sento, senza dovermi preoccupare di far parlare altri personaggi al posto mio. È un modo di comunicare molto più diretto, senza artificio. 

 CHIARA: Quanto tempo hai impiegato nella stesura della raccolta? 

 MARTINA: Ho iniziato a scrivere a dicembre 2018 e ho consegnato la bozza definitiva a maggio 2021. Le poesie hanno cambiato aspetto varie volte, ci sono stati due grandi editing, di cui mi sono occupata personalmente. 

 CHIARA: Qual'é il tuo genere preferito? Suggerisci tre titoli che tutti dovrebbero leggere basandosi su quel genere. 

 MARTINA: Amo leggere gli stessi generi di cui mi occupo, ovvero quelli che ho descritto nelle risposte precedenti. Quindi, oltre a libri di poesia, leggo anche romanzi storici. Soprattutto se c’è una donna come protagonista e sono ambientati nel periodo che va dal Settecento alla fine della Seconda guerra mondiale. Amo riconoscere nella storia un qualcosa di autobiografico dell’autrice. Innanzitutto, ho bisogno di essere attirata dalla trama, amo quelle ricche di colpi di scena. Per prima cosa, vi consiglierei un qualsiasi libro di Colette per capire cosa intendo, ma in particolare vi proporrei “Il mio noviziato” da cui è tratto anche il film biopic su di lei che è uscito nel 2018. La scrittrice racconta del periodo in cui era assoggettata al primo marito e di come sia riuscita a lasciarlo per uscire da quella situazione. È il racconto di come una donna può trovare la forza per emanciparsi, diventare artefice del proprio destino e crearsi una nuova vita, tutto ciò nell’affascinante cornice della Parigi dei primi del 900. Il secondo libro che vi consiglio è “Fuoco” di Anais Nin. Un diario personale, scritto nel periodo che va dal 1934 al 1937. Una donna libera che parla della sua quotidianità e delle sue avventure amorose in modo schietto e ironico, come sfondo la Parigi e la New York degli anni Trenta. Non amo l’ambientazione contemporanea, ma mi sono ricreduta ultimamente con la saga dell’Amica geniale di Elena Ferrante, ed è l’ultimo titolo che vorrei suggerire. 

 CHIARA: Un augurio agli aspiranti scrittori 

 MARTINA: L’augurio è quello di riuscire ad ignorare i cattivi consiglieri, così come la tentazione di pubblicare subito con case editrici a pagamento. Mi è stato suggerito più volte di non studiare l’arte e la letteratura perché non ci sono sbocchi lavorativi. Personalmente, non ho ascoltato queste persone e ora studio ciò che amo e che mi rende felice, e sono riuscita a pubblicare senza spendere un euro. Non fatevi condizionare, è normale che alcune persone non abbiano la sensibilità per capire e credere nell’importanza del nostro lavoro, per questo siamo noi stessi in primis a doverci credere e a doverne difendere la dignità.

 CHIARA: Come mai questo titolo per la raccolta?

 MARTINA: Il titolo è un verso che è ritroverete nella poesia “Quello che non accadde”. È un titolo autobiografico: ero io a non dormire e non mangiare, e riesce a riassumere tutto quel periodo della mia vita in modo ironico, sdrammatizzando i toni. Anche il “ma” è importante: indica implicitamente tutto quello che avrei potuto fare se non fossi entrata in quel meccanismo. Il disturbo alimentare assorbe tutti gli altri interessi, il cibo e l’attività fisica sono il primo pensiero la mattina e l’ultimo la sera, ciò porta a trascurare tutto il resto. Mi sono resa conto solo a posteriori, rileggendo i miei diari, di essermi persa veramente tante cose, di non aver colto molte occasioni perché semplicemente non le vedevo, non ci facevo caso, avevo altre priorità (sbagliate). Il titolo racconta di un rimpianto, di tutto quello che avrei potuto fare ma non ho fatto perché nel frattempo io non c’ero, perché non mangiavo, non dormivo, etc. 

 CHIARA: C'è una poesia in particolare in cui ti rispecchi in questo preciso istante? Se sì quale?

 MARTINA: Le poesie che sento ancora mie sono quelle in cui racconto delle sofferenze in amore perché, probabilmente secondo una logica masochistica di auto-sabotaggio, tendo a cercare sempre la stessa tipologia di persona con cui instaurare un rapporto di amore tormentato. Nella poesia “Libera” parlo di come sono uscita da una relazione tossica in particolare. Frequentavo un ragazzo manipolatore e maniaco del controllo, il peggiore, che cercò di convincermi a fare delle scelte sbagliate che avrebbero rovinato la mia vita. “Tra me e te, io scelsi me stessa E io scelgo me altre mille volte Il gabbiano ha ripreso il volo, dopo una breve sosta.” Così si conclude la poesia, ed è questa la situazione in cui mi trovo: finalmente libera, in volo. 

 CHIARA: Qual'é stato il componimento che ti è venuto più di getto? 

 MARTINA: Sicuramente “Binario due.” Stavo aspettando che il treno del ragazzo (con cui avevo una relazione a distanza) arrivasse in stazione, appunto al binario 2, e provai qualcosa di simile ad un attacco di panico… il cuore batteva forte, troppo forte. Per un attimo pensai di non sopravvivere a quell’attesa. Aprii le note del telefono e scrissi: 

“ho aspettato innumerevoli giorni ma non sopravviverò agli ultimi secondi” 

 CHIARA: Da che cosa è nata l'idea di una raccolta poetica? 

 MARTINA: Ho iniziato a scrivere queste poesie nel 2018 per necessità, erano uno sfogo. Avevo bisogno di confidarmi, di comunicare e buttare fuori i miei pensieri riguardo alla relazione tossica in cui ero finita. Solo così riuscivo ad avere sollievo. Una volta uscita da quel periodo, mi sono ritrovata queste poesie in mano e ho deciso di condividerle perché se scriverle mi ha aiutata, magari leggerle potrebbe essere d’aiuto a qualcun altro. Inizialmente, volevo dare alla mia raccolta una struttura simile a quella di “20 poesie d’amore e una canzone disperata” di Pablo Neruda, ovvero costruire un racconto circolare che va dalla fase dell’innamoramento dei due ragazzi alla fine della loro storia. Tuttavia, a pensieri sull’amore si susseguivano altri sul mio passato, e così ho rinunciato all’ordine cronologico e ho trattato altri temi oltre a quello amoroso. 

 CHIARA: Ci saranno altri libri?

 MARTINA: Sì. Ho altre poesie, quindi ho in programma una seconda raccolta. Inoltre, mi sto dedicando ad una raccolta di racconti brevi e ad un romanzo storico. Siamo ancora work in progress, quindi incrociamo le dita! 

 Ed eccoci giunti al termine di questa chiacchierata. Spero di essere riuscita a farvi conoscere qualcuno di nuovo e di avervi dato uno spunto per un libro diverso dal solito. Ringrazio ancora la gentilissima autrice sia della fiducia che della disponibilità e il tempo che mi ha dato. Noi ci riaggiorniamo ad una prossima chiacchierata. Ciau per ora. Kicca

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